La città di Ramleh si vuole corrisponda all’antica Arimatea, patria di Giuseppe, il nobile decurione che offrì la tomba nuova per la sepoltura di Gesù. La Custodia ha dedicato qui la chiesa ai santi Giuseppe e Nicodèmo, che erano entrambi discepoli di nascosto, per timore dei giudei, e tuttavia resi coraggiosi davanti alla morte di Gesù.
Giuseppe d’Arimatea, discepolo di Gesù, membro autorevole del Sinedrio, uomo buono e giusto, non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri all’atto della condanna di Gesù. È citato da tutti e quattro gli evangelisti (Mt 27, 57-60; Mc 15, 42-46: Lc 23, 50-56; Gv 19, 38-42): fu lui ad andare da Pilato a chiedere il corpo di Gesù. Suo era il giardino accanto al Gòlgota, con un sepolcro nuovo in cui nessuno era stato ancora posto e dove provvide alla sepoltura di Gesù aiutato da Nicodèmo e dalle donne.
Nicodèmo era un fariseo, uno dei capi dei Giudei: andò da Gesù di notte, riconoscendolo maestro perché nessuno può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui (Gv 3, 1-20). Lo ritroviamo quando alcuni di loro volevano arrestare Gesù (Gv 7, 50) e lui si oppose richiamando i capi dei sacerdoti e dei farisei alla Legge. Insieme a Giuseppe (Gv 19, 39-42) calò il corpo di Gesù dalla croce, ed egli provvide circa 30 chili di una mistura di mirra e àloe per la sepoltura.
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Ant. Venite, adoriamo Cristo Signore, morto e sepolto per noi.
SALMO 94 - Invito a lodare Dio
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest'oggi» (Eb 3,13)
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,*
il gregge che egli conduce. (Ant.)
Ascoltate oggi la sua voce: †
«Non indurite il cuore, *
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.)
Ant. Venite, adoriamo Cristo Signore, morto e sepolto per noi.
INNO
O audaci discepoli di Cristo,
già possedete in pienezza
la gioia beata del cielo,
corona del servizio a Cristo.
Ascoltate con orecchio benigno
le lodi, con sacro canto
che noi, ancora esuli dalla patria,
effondiamo in vostro onore.
Ardenti d’amore al Maestro,
portaste per la sua sepoltura,
sindone, mirra e àloe:
ferventi di autentico zelo.
Ora, rivestiti di gloria,
accogliete i desideri di tutti:
seguire il vostro esempio,
ardenti d’intrepido coraggio.
Sia gloria e potere a Dio solo
lode e onore nell’alto dei cieli,
Egli che con le sue leggi,
tutto regola e governa. Amen.
1 ant. Ti ha chiesto la vita, Signore:
tu gli hai dato splendore e bellezza.
SALMO 20, 2-8. 14
Signore, il re gioisce della tua potenza, *
quanto esulta per la tua salvezza!
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, *
non hai respinto il voto delle sue labbra.
Gli vieni incontro con larghe benedizioni; *
gli poni sul capo una corona di oro fino.
Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, *
lunghi giorni in eterno, senza fine.
Grande è la sua gloria per la tua salvezza, *
lo avvolgi di maestà e di onore;
lo fai oggetto di benedizione per sempre, *
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.
Perché il re confida nel Signore: *
per la fedeltà dell'Altissimo non sarà mai scosso.
Alzati, Signore, in tutta la tua forza; *
canteremo inni alla tua potenza.
1 ant. Ti ha chiesto la vita, Signore:
tu gli hai dato splendore e bellezza.
2 ant. La strada dei giusti è come la luce:
cresce dall'alba fino al pieno giorno.
SALMO 91, 2-9
E' bello dar lode al Signore *
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore, *
la tua fedeltà lungo la notte,
sull'arpa a dieci corde e sulla lira, *
con canti sulla cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, *
esulto per l'opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore, *
quanto profondi i tuoi pensieri!
L'uomo insensato non intende *
e lo stolto non capisce:
se i peccatori germogliano come l'erba *
e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna: *
ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore.
2 ant. La strada dei giusti è come la luce:
cresce dall'alba fino al pieno giorno.
3 ant. Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano.
SALMO 91, 10-16
Ecco, i tuoi nemici, o Signore, †
ecco, i tuoi nemici periranno, *
saranno dispersi tutti i malfattori.
Tu mi doni la forza di un bufalo, *
mi cospargi di olio splendente.
I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, †
e contro gli iniqui che mi assalgono *
i miei orecchi udranno cose infauste.
Il giusto fiorirà come palma, *
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore, *
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti, *
saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore: *
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.
3 ant. Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano.
V. Il Signore conduce il giusto per un buon sentiero,
R. gli rivela il regno di Dio.
PRIMA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 7, 1-25a
Liberati dalla Legge
Fratelli, forse ignorate – parlo a gente che conosce la legge – che la legge ha potere sull’uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata, infatti, per legge è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge, tanto che non è più adultera se passa a un altro uomo. Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla Legge per appartenere a un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo, e non secondo la lettera, che è antiquata.
Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? No, certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non mediante la Legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza, se la Legge non avesse detto: Non desiderare. Ma, presa l’occasione, il peccato scatenò in me, mediante il comandamento, ogni sorta di desideri. Senza la Legge infatti il peccato è morto. E un tempo io vivevo senza la Legge ma, sopraggiunto il precetto, il peccato ha ripreso vita e io sono morto. Il comandamento, che doveva servire per la vita, è divenuto per me motivo di morte. Il peccato infatti, presa l’occasione, mediante il comandamento mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Così la Legge è santa, e santo, giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene allora è diventato morte per me? No davvero! Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato risultasse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.
Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto come schiavo del peccato. Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!
RESPONSORIO Mt 27, 57-58a; Mc 15, 43a
R. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, d’Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. * Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
V. Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, aspettava anch’egli il regno di Dio.
R. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
SECONDA LETTURA
Dal commento al Vangelo di Giovanni di san Bonaventura, vescovo Opera omnia, Quaracchi 1893, t. VI, 502-503
Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo seppellirono il corpo di Gesù
Giuseppe depose il corpo di Gesù; e dato che non poteva far questo senza permesso, chiese il corpo, lo ottenne e ottenutolo, lo depose.
Lo chiese perché era discepolo di Gesù anche se occulto. Si dice infatti: Dopo questi fatti, ossia terminata la passione, Giuseppe d’Arimatea andò a pregare Pilato. Arimatea è la stessa Ramatha, città di Elcana, di Samuele e di Anna. Di essa si parla all’inizio del primo capitolo del primo libro dei Re. Giuseppe perciò fece la sua richiesta, perché era discepolo di Gesù, anche se occulto per timore dei Giudei. Lo si è già detto nel capitolo nono: I Giudei avevano convenuto che se uno dichiarava di riconoscerlo come Cristo, venisse espulso dalla Sinagoga. Era occulto ma vero, tanto che lo amò non soltanto da vivo ma anche da morto. Dice il capitolo diciassette dei Proverbi: Il vero amico ama in qualsiasi tempo. Pregò, dunque, di poter prendere il corpo di Gesù, cioè di poterlo staccare dalla croce, e l’ottenne. Si dice quindi: Pilato diede il permessoperché venisse sepolto. Venne perciò e prese il corpo di Gesù; venne dal luogo dov’era Pilato, al luogo della croce e lo depose (Gv 19, 38).
Venne pure Nicodèmo: qui si descrive la preparazione fatta da Nicodèmo con gli aromi e si rileva la devozione di Nicodèmo che portò molti aromi e poi preparò il corpo. Venne dunque anche Nicodèmo che era quello che era andato da Gesù di notte, come si racconta al capitolo terzo. Si racconta ora di questa venuta adducendone il motivo, cioè che era discepolo, seppure occulto; portava con sé un composto di mirra e di àloe (Gv 19, 39), ossia un unguento composto di sostanze che preservavano il corpo dalla putrefazione. Egli non credeva ancora nella risurrezione, non diversamente dagli altri discepoli, ma lo amava molto. Perciò l’Evangelista precisa: quasi cento libbre. Perché non aveva compreso quello che si dice nel Salmo: Non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.
Presero dunque: si descrive qui la devozione di Nicodèmo nella preparazione del corpo. Presero – lui e Giuseppe – il corpo di Gesù e lo avvolsero di bende e cosparsero di aromi, com’è costume di seppellire presso i Giudei (Gv 19, 40), cioè in modo onorevole. Si dice nell’ultimo capitolo della Genesi: Giuseppe diede ordine ai medici suoi servitori di cospargere di aromi il corpo del padre (Gn 50, 2). Osserva Giovanni Crisostomo: Lo seppelliscono non come un condannato ma, com’è consuetudine presso i Giudei, con molto onore, come uomo grande e degno di stima.
V’era in quel luogo: si descrive qui la terza circostanza, cioè la collocazione nel sepolcro. Il motivo di tale collocazione nel sepolcro è presentato come duplice: la convenienza del luogo e la brevità del tempo. La convenienza era data dalla vicinanza e dalla novità: C’era in quel luogo dov’era stato crocifisso un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo (Gv 19, 41); nuovo, cioè nessuno vi era stato ancora sepolto. Tale sepolcro era conveniente al Signore perché non si pensasse che la risurrezione fosse di un altro, sepolto insieme al Signore. Osserva Agostino che come nel seno di Maria nessuno fu concepito prima di lui e nessuno dopo, così in quel sepolcro nessuno fu posto prima, nessuno dopo.
Perciò a causa della Parasceve dei Giudei, ossia dell’imminenza della solennità che non consentiva di portare il corpo lontano, deposero Gesù in quel luogo che era vicino (Gv 19, 42). Dice Agostino: Si deve capire questa frettolosa sepoltura prima che si facesse sera, in quanto a causa della Parasceve, che i Giudei sogliono tra di noi chiamare cena pura, non era permesso fare alcuna cosa.
A questo riguardo ci si chiede: Perché nessun discepolo si fece avanti per seppellire Gesù? Se si dice che essi non osarono farlo per timore dei Giudei, Giuseppe aveva ancor più ragioni di temere e quindi di lasciar perdere tutto questo. Vi fu una ragione umana e una divina: umana in quanto, anche i discepoli e lui stesso avevano timore dei Giudei, tuttavia questi era una persona importante, come attesta Marco nel capitolo quindici, per cui aveva fiducia di ottenere perché conosciuto da Pilato. Una ragione divina fu che se a seppellire fossero stati i discepoli, i Giudei avrebbero avuto una prova in più per dire ch’essi avevano rubato il suo corpo dopo la morte.
RESPONSORIO Gv 19, 40.39
R. Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo presero il corpo di Gesù, * e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi.
V. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe.
R. E lo avvolsero con teli, insieme ad aromi.
INNO Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
ORAZIONE
O Dio, tu hai scelto i santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo perché seppellissero devotamente, nel sepolcro nuovo, il corpo del tuo Figlio diletto deposto dalla croce: concedi a noi, configurati alla morte e alla sepoltura del tuo Figlio, di vivere per sempre con lui. Egli è Dio.
R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.
Fonte IBreviary