mercoledì 31 agosto 2016

31 Agosto Santi Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo - Ufficio delle Letture

La città di Ramleh si vuole corrisponda all’antica Arimatea, patria di Giuseppe, il nobile decurione che offrì la tomba nuova per la sepoltura di Gesù. La Custodia ha dedicato qui la chiesa ai santi Giuseppe e Nicodèmo, che erano entrambi discepoli di nascosto, per timore dei giudei, e tuttavia resi coraggiosi davanti alla morte di Gesù.
Giuseppe d’Arimatea, discepolo di Gesù, membro autorevole del Sinedrio, uomo buono e giusto, non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri all’atto della condanna di Gesù. È citato da tutti e quattro gli evangelisti (Mt 27, 57-60; Mc 15, 42-46: Lc 23, 50-56; Gv 19, 38-42): fu lui ad andare da Pilato a chiedere il corpo di Gesù. Suo era il giardino accanto al Gòlgota, con un sepolcro nuovo in cui nessuno era stato ancora posto e dove provvide alla sepoltura di Gesù aiutato da Nicodèmo e dalle donne.
Nicodèmo era un fariseo, uno dei capi dei Giudei: andò da Gesù di notte, riconoscendolo maestro perché nessuno può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui (Gv 3, 1-20). Lo ritroviamo quando alcuni di loro volevano arrestare Gesù (Gv 7, 50) e lui si oppose richiamando i capi dei sacerdoti e dei farisei alla Legge. Insieme a Giuseppe (Gv 19, 39-42) calò il corpo di Gesù dalla croce, ed egli provvide circa 30 chili di una mistura di mirra e àloe per la sepoltura.

INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.

Ant. Venite, adoriamo Cristo Signore, morto e sepolto per noi.

SALMO 94 - Invito a lodare Dio
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest'oggi» (Eb 3,13)

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,*
il gregge che egli conduce. (Ant.)

Ascoltate oggi la sua voce: †
«Non indurite il cuore, *
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)

Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.)

Ant. Venite, adoriamo Cristo Signore, morto e sepolto per noi.

INNO

O audaci discepoli di Cristo,
già possedete in pienezza
la gioia beata del cielo,
corona del servizio a Cristo.

Ascoltate con orecchio benigno
le lodi, con sacro canto
che noi, ancora esuli dalla patria,
effondiamo in vostro onore.

Ardenti d’amore al Maestro,
portaste per la sua sepoltura,
sindone, mirra e àloe:
ferventi di autentico zelo.

Ora, rivestiti di gloria,
accogliete i desideri di tutti:
seguire il vostro esempio,
ardenti d’intrepido coraggio.

Sia gloria e potere a Dio solo
lode e onore nell’alto dei cieli,
Egli che con le sue leggi,
tutto regola e governa. Amen.

1 ant. Ti ha chiesto la vita, Signore:
tu gli hai dato splendore e bellezza.

SALMO 20, 2-8. 14

Signore, il re gioisce della tua potenza, *
quanto esulta per la tua salvezza!
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, *
non hai respinto il voto delle sue labbra.

Gli vieni incontro con larghe benedizioni; *
gli poni sul capo una corona di oro fino.
Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, *
lunghi giorni in eterno, senza fine.

Grande è la sua gloria per la tua salvezza, *
lo avvolgi di maestà e di onore;
lo fai oggetto di benedizione per sempre, *
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.

Perché il re confida nel Signore: *
per la fedeltà dell'Altissimo non sarà mai scosso.

Alzati, Signore, in tutta la tua forza; *
canteremo inni alla tua potenza.

1 ant. Ti ha chiesto la vita, Signore:
tu gli hai dato splendore e bellezza.

2 ant. La strada dei giusti è come la luce:
cresce dall'alba fino al pieno giorno.

SALMO 91, 2-9

E' bello dar lode al Signore *
e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunziare al mattino il tuo amore, *
la tua fedeltà lungo la notte,
sull'arpa a dieci corde e sulla lira, *
con canti sulla cetra.

Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, *
esulto per l'opera delle tue mani.

Come sono grandi le tue opere, Signore, *
quanto profondi i tuoi pensieri!
L'uomo insensato non intende *
e lo stolto non capisce:

se i peccatori germogliano come l'erba *
e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna: *
ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore.

2 ant. La strada dei giusti è come la luce:
cresce dall'alba fino al pieno giorno.

3 ant. Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano.

SALMO 91, 10-16

Ecco, i tuoi nemici, o Signore, †
ecco, i tuoi nemici periranno, *
saranno dispersi tutti i malfattori.

Tu mi doni la forza di un bufalo, *
mi cospargi di olio splendente.

I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, †
e contro gli iniqui che mi assalgono *
i miei orecchi udranno cose infauste.

Il giusto fiorirà come palma, *
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore, *
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti, *
saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore: *
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.

3 ant. Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano.

V. Il Signore conduce il giusto per un buon sentiero,
R. gli rivela il regno di Dio.

PRIMA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani   7, 1-25a

Liberati dalla Legge
Fratelli, forse ignorate – parlo a gente che conosce la legge – che la legge ha potere sull’uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata, infatti, per legge è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge, tanto che non è più adultera se passa a un altro uomo. Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla Legge per appartenere a un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo, e non secondo la lettera, che è antiquata.

Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? No, certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non mediante la Legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza, se la Legge non avesse detto: Non desiderare. Ma, presa l’occasione, il peccato scatenò in me, mediante il comandamento, ogni sorta di desideri. Senza la Legge infatti il peccato è morto. E un tempo io vivevo senza la Legge ma, sopraggiunto il precetto, il peccato ha ripreso vita e io sono morto. Il comandamento, che doveva servire per la vita, è divenuto per me motivo di morte. Il peccato infatti, presa l’occasione, mediante il comandamento mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Così la Legge è santa, e santo, giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene allora è diventato morte per me? No davvero! Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato risultasse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.

Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto come schiavo del peccato. Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!

RESPONSORIO Mt 27, 57-58a; Mc 15, 43a

R. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, d’Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. * Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
V. Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, aspettava anch’egli il regno di Dio.
R. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.

SECONDA LETTURA

Dal commento al Vangelo di Giovanni di san Bonaventura, vescovo Opera omnia, Quaracchi 1893, t. VI, 502-503

Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo seppellirono il corpo di Gesù
Giuseppe depose il corpo di Gesù; e dato che non poteva far questo senza permesso, chiese il corpo, lo ottenne e ottenutolo, lo depose.

Lo chiese perché era discepolo di Gesù anche se occulto. Si dice infatti: Dopo questi fatti, ossia terminata la passione, Giuseppe d’Arimatea andò a pregare Pilato. Arimatea è la stessa Ramatha, città di Elcana, di Samuele e di Anna. Di essa si parla all’inizio del primo capitolo del primo libro dei Re. Giuseppe perciò fece la sua richiesta, perché era discepolo di Gesù, anche se occulto per timore dei Giudei. Lo si è già detto nel capitolo nono: I Giudei avevano convenuto che se uno dichiarava di riconoscerlo come Cristo, venisse espulso dalla Sinagoga. Era occulto ma vero, tanto che lo amò non soltanto da vivo ma anche da morto. Dice il capitolo diciassette dei Proverbi: Il vero amico ama in qualsiasi tempo. Pregò, dunque, di poter prendere il corpo di Gesù, cioè di poterlo staccare dalla croce, e l’ottenne. Si dice quindi: Pilato diede il permesso perché venisse sepolto. Venne perciò e prese il corpo di Gesù; venne dal luogo dov’era Pilato, al luogo della croce e lo depose (Gv 19, 38).

Venne pure Nicodèmo: qui si descrive la preparazione fatta da Nicodèmo con gli aromi e si rileva la devozione di Nicodèmo che portò molti aromi e poi preparò il corpo. Venne dunque anche Nicodèmo che era quello che era andato da Gesù di notte, come si racconta al capitolo terzo. Si racconta ora di questa venuta adducendone il motivo, cioè che era discepolo, seppure occulto; portava con sé un composto di mirra e di àloe (Gv 19, 39), ossia un unguento composto di sostanze che preservavano il corpo dalla putrefazione. Egli non credeva ancora nella risurrezione, non diversamente dagli altri discepoli, ma lo amava molto. Perciò l’Evangelista precisa: quasi cento libbre. Perché non aveva compreso quello che si dice nel Salmo: Non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.

Presero dunque: si descrive qui la devozione di Nicodèmo nella preparazione del corpo. Presero – lui e Giuseppe – il corpo di Gesù e lo avvolsero di bende e cosparsero di aromi, com’è costume di seppellire presso i Giudei (Gv 19, 40), cioè in modo onorevole. Si dice nell’ultimo capitolo della Genesi: Giuseppe diede ordine ai medici suoi servitori di cospargere di aromi il corpo del padre (Gn 50, 2). Osserva Giovanni Crisostomo: Lo seppelliscono non come un condannato ma, com’è consuetudine presso i Giudei, con molto onore, come uomo grande e degno di stima.

V’era in quel luogo: si descrive qui la terza circostanza, cioè la collocazione nel sepolcro. Il motivo di tale collocazione nel sepolcro è presentato come duplice: la convenienza del luogo e la brevità del tempo. La convenienza era data dalla vicinanza e dalla novità: C’era in quel luogo dov’era stato crocifisso un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo (Gv 19, 41); nuovo, cioè nessuno vi era stato ancora sepolto. Tale sepolcro era conveniente al Signore perché non si pensasse che la risurrezione fosse di un altro, sepolto insieme al Signore. Osserva Agostino che come nel seno di Maria nessuno fu concepito prima di lui e nessuno dopo, così in quel sepolcro nessuno fu posto prima, nessuno dopo.

Perciò a causa della Parasceve dei Giudei, ossia dell’imminenza della solennità che non consentiva di portare il corpo lontano, deposero Gesù in quel luogo che era vicino (Gv 19, 42). Dice Agostino: Si deve capire questa frettolosa sepoltura prima che si facesse sera, in quanto a causa della Parasceve, che i Giudei sogliono tra di noi chiamare cena pura, non era permesso fare alcuna cosa.

A questo riguardo ci si chiede: Perché nessun discepolo si fece avanti per seppellire Gesù? Se si dice che essi non osarono farlo per timore dei Giudei, Giuseppe aveva ancor più ragioni di temere e quindi di lasciar perdere tutto questo. Vi fu una ragione umana e una divina: umana in quanto, anche i discepoli e lui stesso avevano timore dei Giudei, tuttavia questi era una persona importante, come attesta Marco nel capitolo quindici, per cui aveva fiducia di ottenere perché conosciuto da Pilato. Una ragione divina fu che se a seppellire fossero stati i discepoli, i Giudei avrebbero avuto una prova in più per dire ch’essi avevano rubato il suo corpo dopo la morte.

RESPONSORIO Gv 19, 40.39

R. Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo presero il corpo di Gesù, * e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi.
V. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe.
R. E lo avvolsero con teli, insieme ad aromi.

INNO Te Deum

Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

ORAZIONE
O Dio, tu hai scelto i santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodèmo perché seppellissero devotamente, nel sepolcro nuovo, il corpo del tuo Figlio diletto deposto dalla croce: concedi a noi, configurati alla morte e alla sepoltura del tuo Figlio, di vivere per sempre con lui. Egli è Dio.
R. Amen.

Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

Fonte Ibreviary App

Giornata Mondiale del Creato: Messaggio di Bartolomeo I

“La rovina e la distruzione di un monumento culturale di un Paese ferisce l’eredità universale dell’umanità”. E’ dedicato anche alla protezione dell’eredità culturale di un Paese il messaggio che quest’anno il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha inviato per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del Creato che si celebra domani, 1 settembre. Bartolomeo - riferisce l'agenzia Sir - è conosciuto nel mondo come il “Patriarca verde” per il suo impegno a favore dell’ambiente che da anni lo porta sui fronti più “caldi” del pianeta.
Ambiente e cultura sono uniti e di uguale valore e interscambiabili
Il messaggio 2016 affronta un tema particolare: Bartolomeo ricorda il Beato Simeone lo Stilita, “grande colonna della nostra Chiesa, il cui monumento – scrive -, come altri meravigliosi siti archeologici in Siria e in tutto il mondo, come quello famoso dell’antica Palmira, annoverati a livello mondiale, tra i principali monumenti di eredità culturale, hanno subito la barbarie e gli orrori della guerra”. Alla minaccia  e alla distruzione della natura, il Patriarca sottolinea così “un pari problema significativo: la crisi della cultura, che durante gli ultimi anni risulta mondiale. D’altra parte – riflette Bartolomeo -, ambiente e cultura sono uniti e di uguale valore e interscambiabili”.
Proteggere l'eredità culturale mondiale minacciata dai “conflitti bellici
Il Patriarca ecumenico si rivolge a “tutti i responsabili” e ad “ogni uomo” perché proteggano “parallelamente” sia “l’ambiente naturale”, “in pericolo, a causa dei cambiamenti climatici” sia “l’eredità culturale mondiale minacciato dai “conflitti bellici”.  E osserva: i tesori culturali,  come monumenti religiosi e spirituali, espressione bimillenaria della mente umana, appartengono a tutta l’umanità e non esclusivamente ai paesi dentro i cui confini si trovano”.
Rafforzare le misure di protezione e di conservazione ininterrotta dei propri monumenti
“E’ dovere e compito di ogni essere umano, in modo particolare tuttavia di ogni Paese civile, di rafforzare le misure di protezione e di conservazione ininterrotta dei propri monumenti. Così è indispensabile che ogni Stato di diritto e di legalità costituito, eviti azioni, che colpiscono l’integrità dei suoi ‘monumenti universali’ e che alterano i valori intangibili che ognuno di essi rappresenta”. (R.P.)

Fonte www.radiovaticana.va

venerdì 26 agosto 2016

Santa Maria di Gesù Crocifisso

Mariam Baouardy nasce ad Abellin in Galilea il 5 gennaio 1846, in una famiglia molto povera, ma ricca di fede. Rimasta orfana di entrambi i genitori a soli tre anni, viene affidata ad uno zio paterno, che si trasferirà poi ad Alessandria d’Egitto, dove, ancora bambina comincia a lavorare come domestica. Nel 1863 giunge in Francia con la famiglia presso la quale lavora, e inizia a concretizzare la sua vocazione religiosa che la porta, nel 1867 presso le Carmelitane Scalze di Pau (Francia), dove indossa poi l’abito religioso prendendo il nome di Maria di Gesù Crocifisso. Nel 1870, ancora novizia, va in India per la fondazione di un Carmelo a Mangalore: qui fa la sua professione religiosa. L’anno dopo fu rimandata a Pau, e nell’agosto 1875 riparte, con otto consorelle, per Betlemme, a fondare il primo Carmelo in Terra Santa, che - conforme al suo progetto - viene inaugurato il 24 settembre 1876. Progettò anche la fondazione di un Carmelo a Nazareth.
La piccola araba la cui vita fu straordinaria per insigni doni soprannaturali, ma soprattutto per l’umiltà, la devozione totale allo Spirito Santo e il grande amore per la Chiesa e il Papa, morì a 32 anni, il 26 agosto 1878. È venerata dai cristiani e dai musulmani locali come la Kedise (la santa). Il 13 novembre 1983 è beatificata da san Giovanni Paolo II e il 17 maggio 2015 canonizzata da papa Francesco assieme a santa Maria Alfonsina Ghattas.

INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.

Ant. Venite, adoriamo Cristo,
gioia e corona delle vergini.

Oppure:

Adoriamo Cristo,
Re e Sposo delle vergini.

SALMO 94 - Invito a lodare Dio
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest'oggi» (Eb 3,13)

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,*
il gregge che egli conduce. (Ant.)

Ascoltate oggi la sua voce: †
«Non indurite il cuore, *
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)

Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.)

Ant. Venite, adoriamo Cristo,
gioia e corona delle vergini.

Oppure:

Adoriamo Cristo,
Re e Sposo delle vergini.

INNO

La carità divina
congiunge santa Maria
all'eterno convito
nel regno dei beati.

La fiamma dello Spirito
ha impresso nel suo cuore
il sigillo indelebile
dell'amore di Dio.

O sorella dei poveri,
intercedi per noi;
sostieni i nostri passi
nella via della pace.

Tu guidaci alla vetta
della santa montagna,
dove i miti possiedono
il regno del Signore.

Sia lode al Padre e al Figlio,
sia onore al Santo Spirito,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.

1 ant. Tu splendi, vergine, di santità e sapienza,
accanto al tuo Sposo,
l'immacolato Verbo Dio.

SALMO 18 A

I cieli narrano la gloria di Dio, *
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio *
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Non è linguaggio e non sono parole *
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce *
e ai confini del mondo la loro parola.

Là pose una tenda per il sole †
che esce come sposo dalla stanza nuziale, *
esulta come prode che percorre la via.

Egli sorge da un estremo del cielo †
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: *
nulla si sottrae al suo calore.

1 ant. Tu splendi, vergine, di santità e sapienza,
accanto al tuo Sposo,
l'immacolato Verbo Dio.

2 ant. A tutta la gloria del mondo
ho preferito il mio Signore Gesù Cristo.

SALMO 44, 2-10

Effonde il mio cuore liete parole, †
io canto al re il mio poema. *
La mia lingua è stilo di scriba veloce.

Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, †
sulle tue labbra è diffusa la grazia, *
ti ha benedetto Dio per sempre.

Cingi, prode, la spada al tuo fianco, †
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, *
avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.

La tua destra ti mostri prodigi: †
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i tuoi nemici; *
sotto di te cadono i popoli.

Il tuo trono, Dio, dura per sempre; *
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.

Ami la giustizia e l'empietà detesti: †
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato *
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, *
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
Figlie di re stanno tra le tue predilette; *
alla tua destra la regina in ori di Ofir.

2 ant. A tutta la gloria del mondo
ho preferito il mio Signore Gesù Cristo.

3 ant. Al re è piaciuta la tua bellezza:
il tuo Signore è Dio.

SALMO 44, 11-18

Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, *
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
al re piacerà la tua bellezza. *
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.

Da Tiro vengono portando doni, *
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

La figlia del re è tutta splendore, *
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.

E' presentata al re in preziosi ricami; *
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
guidate in gioia ed esultanza, *
entrano insieme nel palazzo regale.

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; *
li farai capi di tutta la terra.

Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni, *
e i popoli ti loderanno
in eterno, per sempre.

3 ant. Al re è piaciuta la tua bellezza:
il tuo Signore è Dio.

V. Mi condurrai per il sentiero della vita.
R. accanto a te mi colmerai di gioia.

PRIMA LETTURA

Dalla prima lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 7, 25-40

La verginità cristiana
Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.

RESPONSORIO BREVE
R. Al Re piacque la tua bellezza, che è suo dono.
* E' lui il tuo sposo e il tuo Dio.
V. Da lui ricevi dote, splendore, santità e redenzione.
R. E' lui il tuo sposo e il tuo Dio.

SECONDA LETTURA

Dai pensieri di santa Maria di Gesù Crocifisso          

La santità
Oggi, la santità, non è la preghiera, né le visioni o le rivelazioni, né la scienza di parlar bene, né i cilizi, né le penitenze: è l’umiltà. La santità, è la regola cruda, è l’umiltà… Il Signore ha detto: Questo è il secolo in cui il serpente ha preso le ali; perciò io purgherò la terra…

Chi dunque potrà salvarsi? Colui che chiede l’umiltà e la pratica.

L’umiltà è la pace. È regina, l’anima umile, è sempre felice. Nella lotta, nella pena, si umilia, crede di meritarne di più, ne chiede di più. È sempre in pace. L’orgoglio dà il turbamento. Il cuore umile è il vaso, il calice che contiene Dio. Il Signore dice: Un’anima umile, veramente umile, farà più miracoli degli antichi profeti…

In paradiso, gli alberi (eletti) più belli sono quelli che hanno più peccato; ma si sono serviti delle loro miserie come di un letame intorno al piede… Tra Gesù e l’orgoglioso, è lo spessore di una montagna. Tra Gesù e l’anima umile, è lo spessore della più fine mussolina. Coloro che danno schiaffi preparano diamanti per la corona.

Nell’inferno si trovano tutte le specie di virtù, ma non l’umiltà; in Paradiso si trovano tutte le specie di difetti, ma non l’orgoglio.

L’orgoglioso è come il chicco di grano gettato nell’acqua: gonfia, ingrossa. Esponete quel chicco al sole, al fuoco: si secca, brucia. L’umile è come il chicco di grano gettato in terra: scende, si nasconde, sparisce, muore, ma per rinverdire in Paradiso.

Quando si colgono le olive, si usa la maggior cura; si raccolgono tutte quelle che cadono in terra, per estrarne l’olio. Cercate con pari cura le occasioni di praticare l’umiltà. L’olio dà la luce; l’umiltà ha la luce di Dio, fa vedere Dio.

Considerate le api: esse svolazzano di fiore in fiore, entrano poi nell’alveare per comporre il miele. Imitatele: cogliete dovunque il succo dell’umiltà. Il miele è dolce; l’umiltà ha il gusto di Dio, fa gustare Dio.

Adoperatevi tutti i giorni per acquistare l’umiltà. Quando ci dimentichiamo di innaffiare gli alberi che abbiamo piantato, questi alberi muoiono. Se vi dimenticate di praticare tutti i giorni l’umiltà, l’albero dell’anima vostra si seccherà.

RESPONSORIO

R. La santità non è la preghiera, né le visioni: è l’umiltà. * Se un’anima ha l’umiltà, Dio le perdona qualunque colpa.
V. Beati i piccoli! Vi è posto dappertutto, per loro.
R. Se un’anima ha l’umiltà, Dio le perdona qualunque colpa.

ORAZIONE

Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, che hai condotto santa Maria di Gesù Crocifisso, umile figlia della Terra Santa, alla contemplazione dei Misteri del Figlio tuo, e l’hai resa testimone della carità e della gioia dello Spirito Santo, concedi a noi, per sua intercessione, di partecipare alle sofferenze di Cristo, per esultare nella rivelazione della tua gloria. Per il nostro Signore.
R. Amen.

Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

Fonte Ibreviary App

giovedì 18 agosto 2016

Francescani di Terra Santa - Betlemme- Chiesa di Santa Caterina

È il 1347 quando i francescani occupano a Betlemme il convento lasciato libero dagli agostiniani. C’è, nel complesso di edifici che circondano la basilica della Natività una piccola costruzione rettangolare impostata parallelamente alla Basilica che si apriva sul chiostro: è la chiesa di santa Caterina. Il Verniero ne lascia una descrizione nel 1637.
Sarà l’aumentato numero dei nuovi fedeli a determinare i radicali cambiamenti del secolo diciassettesimo. Il coro viene messo alla fine dov’è l’altare maggiore e i due altarini già addossati al coro vengono collocati in due apposite cappelle acquistando così più spazio per i fedeli. Inoltre nel 1846 viene costruita una nuova sacrestia, scrive p. Bellarmino Bagatti, che elenca pitture sulle pareti, quadri, e altre opere delle quali resta ancora oggi il fonte battesimale con lo stemma della Custodia e dell’Ordine francescano. Ma l’edificio è, nel 1846, nuovamente insufficiente, e si cominciò a pensare ad una nuova chiesa che fu inaugurata il 18 agosto 1882. A tre navate, è di stile press’a poco romanico, costruita con buoni materiali e con solidità anche se non con perfetta unità di stile (p. Bagatti). Un significativo rifacimento della chiesa di santa Caterina si ha in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Nel 2013 si ricavano nuovi spazi per i fedeli spostando verso il fondo il presbiterio e sistemando il coro dei frati in alto, ai piedi del grande organo.

INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.

Ant. Chiesa sposa di Cristo,
acclama il tuo Signore.

Oppure:

Venite, adoriamo Cristo Signore,
che ama la sua Chiesa.

SALMO 94 - Invito a lodare Dio
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest'oggi» (Eb 3,13)

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,*
il gregge che egli conduce. (Ant.)

Ascoltate oggi la sua voce: †
«Non indurite il cuore, *
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)

Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.)

Ant. Chiesa sposa di Cristo,
acclama il tuo Signore.

Oppure:

Venite, adoriamo Cristo Signore,
che ama la sua Chiesa.

INNO

Cristo, pietra angolare,
fondamento immutabile,
stabilito dal Padre
per unire le genti!

In te salda si edifica
la Chiesa una e santa
città del Dio vivente,
tempio della sua lode.

Vieni, dolce Signore,
vieni nella tua casa;
accogli con clemenza
i voti dei fedeli.

In questa tua dimora
la grazia dello Spirito
discenda sulla Chiesa,
pellegrina nel mondo.

Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.

1 ant. Apritevi, porte antiche:
entri il re della gloria.

SALMO 23

Del Signore è la terra e quanto contiene, *
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari, *
e sui fiumi l'ha stabilita.

Chi salirà il monte del Signore, *
chi starà nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro, †
chi non pronunzia menzogna, *
chi non giura a danno del suo prossimo.

Otterrà benedizione dal Signore, *
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, *
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? †
Il Signore forte e potente, *
il Signore potente in battaglia.

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? *
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

1 ant. Apritevi, porte antiche:
entri il re della gloria.

2 ant. Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!

SALMO 83

Quanto sono amabili le tue dimore, *
Signore degli eserciti!
L'anima mia languisce *
e brama gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne *
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova la casa, *
la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, *
mio re e mio Dio.

Beato chi abita la tua casa: *
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in te la sua forza *
e decide nel suo cuore il santo viaggio.

Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente, *
anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore, *
finché compare davanti a Dio in Sion.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, *
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
Vedi, Dio, nostro scudo, *
guarda il volto del tuo consacrato.

Per me un giorno nei tuoi atri *
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio *
è meglio che abitare nelle tende degli empi.

Poiché sole e scudo è il Signore Dio; †
il Signore concede grazia e gloria, *
non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine.

Signore degli eserciti, *
beato l'uomo che in te confida.

2 ant. Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti! (T. P. alleluia).

3 ant. Di te si dicono cose stupende,
città di Dio (T. P. alleluia).

SALMO 86

Le sue fondamenta sono sui monti santi; †
il Signore ama le porte di Sion *
più di tutte le dimore di Giacobbe.

Di te si dicono cose stupende, *
città di Dio.

Ricorderò Raab e Babilonia
fra quelli che mi conoscono; †
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: *
tutti là sono nati.

Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato in essa *
e l'Altissimo la tiene salda».

Il Signore scriverà nel libro dei popoli: *
«Là costui è nato».
E danzando canteranno: *
«Sono in te tutte le mie sorgenti».

3 ant. Di te si dicono cose stupende,
città di Dio (T. P. alleluia).

V. Nel tuo tempio vengo ad adorarti (T. P. alleluia),
R. rendo grazie al tuo nome, Signore (T. P. alleluia).

PRIMA LETTURA

Dalla prima lettura di san Pietro, apostolo 2, 1-17

L'edificio spirituale fatto di pietre vive
Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gia gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio. State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti. Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.

RESPONSORIO BREVE Cfr. Tb 13, 17; Ap 21, 19-21
R. Le tue mura, Gerusalemme, saranno di pietre preziose,
* le tue torri ornate di splendide gemme.
V. Le tue porte saranno ricostruite con zaffiro e smeraldo,
R. le tue torri ornate di splendide gemme.

SECONDA LETTURA

Dalla bolla Inter cunctos Ordines di papa Gregorio XI (1375) Série de documents pontificaux sur la TS, 71-73

Ti accordiamo l’autorizzazione di costruire, fondare e edificare questo luogo.
Gregorio, vescovo, servo dei servi di Dio, al nostro caro figlio Martino di Aragona, professo dell’Ordine dei Frati Minori. Salute e benedizione apostolica.

Tra tutti gli Ordini che sono attivi nella casa di Dio meritano una lode speciale per benedizione celeste l’Ordine dei Frati Minori nonché gli stessi frati. La magistrale esperienza delle cose manifesta che questi frati, in tutti i luoghi dove risiedono, invitano i fedeli e gli infedeli alla grazia della salvezza per mezzo delle loro predicazioni e delle loro esortazioni, per il merito della loro vita e per l’esempio che danno agli altri.

La domanda che ci è stata fatta da parte tua consiste in ciò che tu proponi di fondare, di costruire e di edificare con il permesso della Sede apostolica, un luogo per l’utilità e l’abitazione dei frati del tuo Ordine presso la cappella di san Nicola a Betlemme, per la devozione che tu hai per l’accrescimento della fede per il tuo Ordine e per predicare la parola di Dio ai fedeli e agli infedeli.

Perciò tu ci hai umilmente supplicato di dartene l’autorizzazione per bontà apostolica.

Noi quindi, reso favorevole dalle tue suppliche ti accordiamo con la nostra autorità apostolica e con questa bolla, l’autorizzazione piena e libera di ricevere questa cappella, di costruire, fondare e edificare questo luogo con un cimitero, un campanile, delle campane, delle case e dei luoghi necessari; l’autorizzazione di dimorarvi tu ed i tuoi fratelli rimanendo salvo, tuttavia, il diritto della chiesa parrocchiale e il diritto di ogni altro, ma senza che sia fatto ostacolo alle proibizioni del nostro predecessore Bonifacio VIII che aveva vietato ai religiosi degli ordini mendicanti di ricevere dei luoghi nuovi senza il permesso speciale della Sede apostolica.

Inoltre, per un dono più largo del nostro favore, noi ti concediamo che il guardiano e i frati del tuo Ordine che risiederanno per un tempo in questo luogo usino liberamente e godano di tutti i favori, privilegi, esenzioni, libertà e immunità di cui godono i frati di questo Ordine negli altri luoghi dell’Ordine.

RESPONSORIO cfr. Ez 47, 1. 9

R. Vidi l’acqua uscire dal lato destro del tempio; quelli ai quali giungeva quest’acqua * ottenevano la salvezza e dicevano: Alleluia, alleluia.
V. Nella dedicazione del tempio il popolo cantava inni; con forza e dolcezza risuonava la musica nella loro bocca:
R. ottenevano la salvezza e dicevano: Alleluia, alleluia.

INNO Te Deum.

Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

ORAZIONE

Ascolta, Signore, la preghiera del tuo popolo, che ricorda con gioia il giorno della consacrazione di questo tempio, perché la comunità che si raduna in questa santa dimora possa offrirti un servizio degno e irreprensibile e ottenga pienamente i frutti della redenzione. Per il nostro Signore.
R. Amen.

Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

Fonte Ibreviary App

mercoledì 17 agosto 2016

Lettera Apostolica in forma di 'Motu Proprio' con cui si istituisce il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (15 agosto 2016)

Lettera Apostolica in forma di 'Motu Proprio' con cui si istituisce il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (15 agosto 2016) | Francesco http://w2.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/papa-francesco-motu-proprio_20160815_sedula-mater.html

LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»

DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO

con cui si istituisce il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

 

La Chiesa, madre premurosa, ha sempre, lungo i secoli, avuto cura e riguardo per i laici, la famiglia e la vita, manifestando l’amore del Salvatore misericordioso verso l’umanità. Noi stessi, avendo questo ben presente in ragione del Nostro ufficio di Pastore del gregge del Signore, ci adoperiamo prontamente a disporre ogni cosa perché le ricchezze di Cristo Gesù si riversino appropriatamente e con profusione tra i fedeli.

A tal fine, provvediamo sollecitamente a che i Dicasteri della Curia Romana siano conformati alle situazioni del nostro tempo e si adattino alle necessità della Chiesa universale. In particolare, il Nostro pensiero si rivolge ai laici, alla famiglia e alla vita, a cui desideriamo offrire sostegno e aiuto, perché siano testimonianza attiva del Vangelo nel nostro tempo e espressione della bontà del Redentore.

Pertanto, dopo avere accuratamente valutato ogni cosa, con la Nostra autorità Apostolica istituiamo il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che sarà disciplinato da speciali Statuti. Competenze e funzioni finora appartenuti al Pontificio Consiglio per i Laici e al Pontificio Consiglio per la Famiglia, saranno trasferiti a questo Dicastero dal prossimo 1° settembre, con definitiva cessazione dei suddetti Pontifici Consigli.

Quanto stabilito desideriamo che abbia valore ora e in futuro, nonostante qualsiasi cosa contraria.

In Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, 15 agosto 2016, nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Giubileo della Misericordia, anno IV del Nostro Pontificato.

Francesco

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

sabato 13 agosto 2016

JESU MEINE FREUDE

Original German Text


Italian Translation

1

Jesu, meine Freude,
Meines Herzens Weide,
Jesu, meine Zier,
Ach wie lang, ach lange
Ist dem Herzen bange
Und verlangt nach dir!
Gottes Lamm, mein Bräutigam,
Außer dir soll mir auf Erden
Nichts sonst Liebers werden.

1

Gesù, mia gioia,
diletto del mio cuore,
Gesù, mio tesoro,
ah, da quanto, da quanto tempo
il mio cuore soffre
e ardentemente ti desidera!
Agnello di Dio, mio sposo,
nessun'altro sulla terra
può essermi più caro di te.

2

Es ist nun nichts Verdammliches an denen, die in Christo Jesu sind, die nicht nach dem Fleische wandeln, sondern nach dem Geist.

2

Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, che mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. (Rm 8,1-2)

3

Unter deinem Schirmen
Bin ich vor den Stürmen
Aller Feinde frei.
Laß den Satan wittern,
Laß den Feind erbittern,
Mir steht Jesus bei.
Ob es itzt gleich kracht und blitzt,
Ob gleich Sünd und Hölle schrecken:
Jesus will mich decken.

3

Sotto la tua protezione
mi metto in salvo dalle tempeste
scatenate da tutti i nemici.
Sia che Satana si infuri,
sia che il nemico si accanisca,
Gesù è al mio fianco.
Anche se lampeggia e tuona,
se il peccato e l'inferno diffondono il loro terrore,
Gesù mi proteggerà.

4

Denn das Gesetz des Geistes, der da lebendig macht in Christo Jesu, hat mich frei gemacht von dem Gesetz der Sünde und des Todes.

4

Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. (Rm 8,2)

5

Trotz dem alten Drachen,
Trotz des Todes Rachen,
Trotz der Furcht darzu!
Tobe, Welt, und springe,
Ich steh hier und singe
In gar sichrer Ruh.
Gottes Macht hält mich in acht;
Erd und Abgrund muss verstummen,
Ob sie noch so brummen.

5

A dispetto dell'antico serpente,
a dispetto delle fauci della morte,
a dispetto anche della paura!
Scatenati, terra, e trema,
io resto qui e canto
in perfetta pace.
La potenza di Dio mi mette in guardia;
la terra e gli abissi dovranno tacere
per quanto possano ora rumoreggiare.

6

Ihr aber seid nicht fleischlich sondern geistlich, so anders Gottes Geist in euch wohnet. Wer aber Christi Geist nicht hat, Der ist nicht sein.

6

Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. (Rm 8,9)

7

Weg mit allen Schätzen!
Du bist mein Ergötzen,
Jesu, meine Lust !
Weg ihr eitlen Ehren,
Ich mag euch nicht hören,
Bleibt mir unbewusst!
Elend, Not, Kreuz, Schmach und Tod
Soll mich, ob ich viel muss leiden,
Nicht von Jesu scheiden.

7

Via da me tutti i tesori,
sei tu il mio piacere,
Gesù, mio desiderio!
Basta, vani onori,
rifiuto di ascoltarvi,
non voglio conoscervi!
Miseria, pena, croce, disgrazia e morte,
qualunque sia la mia sofferenza,
non mi separeranno da Gesù.

8

So aber Christus in euch ist, so ist der Leib zwar tot um der Sünde willen; der Geist aber ist das Leben um der Gerechtigkeit willen.

8

E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. (Rm 8,10)

9

Gute Nacht, o Wesen,
Das die Welt erlesen,
Mir gefällst du nicht.
Gute Nacht, ihr Sünden,
Bleibet weit dahinten,
Kommt nicht mehr ans Licht!
Gute Nacht, du Stolz und Pracht!
Dir sei ganz, du Lasterleben,
Gute Nacht gegeben.

9

Buona notte, esistenza
che hai scelto il mondo,
non mi soddisfi.
Buona notte, peccato,
stai lontano da me,
non venire più alla luce!
Buona notte, orgoglio e gloria!
Soprattutto a te, vita di iniquità,
buona notte!

10

So nun der Geist des, der Jesum von den Toten auferwecket hat, in euch wohnet, so wird auch derselbige, der Christum von den Toten auferwecket hat, eure sterbliche Leiber lebendig machen um des willen, dass sein Geist in euch wohnet.

10

E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. (Rm 8,11)

11

Weicht, ihr Trauergeister,
Denn mein Freudenmeister,
Jesus, tritt herein.
Denen, die Gott lieben,
Muß auch ihr Betrüben
Lauter Zucker sein.
Duld ich schon hier Spott und Hohn,
Dennoch bleibst du auch im Leide,
Jesu, meine Freude.

11

Via, spiriti di tristezza,
poichè il signore della gioia,
Gesù, sta arrivando.
Coloro che amano Dio
accettano anche le loro sofferenze
come zucchero dolcissimo.
Sebbene qui sopporti beffe e infamie,
tu sei con me anche nel dolore,
Gesù, mia gioia.

venerdì 12 agosto 2016

Papa: nella Confessione incontriamo l’abbraccio misericordioso del Padre

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Papa: nella Confessione incontriamo l’abbraccio misericordioso del Padre

◊ 
Il Papa oggi ha pubblicato un nuovo tweet sull’account @Pontifex in nove lingue: “Nella Confessione incontriamo l’abbraccio misericordioso del Padre. Il suo amore ci perdona sempre”. Francesco ha messo al centro del suo Pontificato il grande mistero della Misericordia di Dio, esortando spesso ad incontrarla nel Sacramento della Riconciliazione. Ripercorriamo il suo magistero sull’argomento in questo servizio di Sergio Centofanti:

La misericordia di Dio scandalizza
La misericordia di Dio – afferma Papa Francesco – scandalizza perché “è superiore ad ogni nostra aspettativa” come diceva padre Leopoldo Mandic. Scandalizza soprattutto se ci crediamo migliori di altri, meno peccatori o se facciamo della Chiesa più una dogana che “la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Gesù, invece, vuole “raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio”: tocca e guarisce i lebbrosi. Si tratta di “due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”:

“Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio”. (Omelia per la Messa con i nuovi cardinali, 15 febbraio 2015)

Né buonismo né lassismo
Non si tratta né di buonismo né di lassismo perché la vera misericordia non è fare finta di niente, ma prendersi carico dell’altro, accompagnarlo nel riconoscimento dei peccati e nel ricominciare una vita nuova, nella consapevolezza che “nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona”, se non noi stessi rifiutandolo:

“Non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia non può essere perdonato, come chi si sottrae al sole non può essere illuminato né riscaldato” (Discorso ai partecipanti a Corso della Penitenzieria, 12 marzo2015).

Necessità della Confessione
Il Papa invita a confessarsi perché il perdono dei peccati non è “frutto dei nostri sforzi”, ma “dono dello Spirito Santo” che ci guarisce e “non è qualcosa che possiamo darci noi”. “Il perdono si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù”:

“Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio ‘perdonami’, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote” (Udienza generale, 19 febbraio 2014).

Uscire dal confessionale con la speranza nel cuore
Nella Confessione anche la vergogna è salutare - dice il Papa - ci “fa bene, perché ci fa più umili”. Però “non deve essere una tortura”. I confessori – è la sua esortazione – devono essere rispettosi della dignità e della storia personale di ciascuno. “Anche il più grande peccatore che viene davanti a Dio a chiedere perdono è ‘terra sacra’ … da “coltivare” con dedizione, cura e attenzione pastorale. “Tutti dovrebbero uscire dal confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza”:

“Il Sacramento, con tutti gli atti del penitente, non implica che esso diventi un pesante interrogatorio, fastidioso ed invadente. Al contrario, dev’essere un incontro liberante e ricco di umanità, attraverso il quale poter educare alla misericordia, che non esclude, anzi comprende anche il giusto impegno di riparare, per quanto possibile, il male commesso” (Discorso ai partecipanti a Corso della Penitenzieria, 12 marzo2015).

Confessori siano grandi perdonatori
Francesco esorta i confessori a essere dei “grandi perdonatori”, perché Dio è così. I “bravi confessori” – osserva – “sanno che sono grandi peccatori”. Invece, “i puri”, “i maestri”, “sanno soltanto condannare”.  E li invita a cercare sempre la via per perdonare e dove non è possibile accogliere in modo paterno e mai bastonare. D’altra parte, “ogni fedele pentito, dopo l’assoluzione del sacerdote – ha osservato - ha la certezza, per fede” che i suoi peccati sono stati cancellati:

“Ha la certezza che i suoi peccati non esistono più! Dio è onnipotente. A me piace pensare che ha una debolezza: una cattiva memoria. Una volta che Lui ti perdona, si dimentica. E questo è grande! I peccati non esistono più, sono stati cancellati dalla divina misericordia. Ogni assoluzione è, in un certo modo, un giubileo del cuore, che rallegra non solo il fedele e la Chiesa, ma soprattutto Dio stesso” (Discorso alla penitenzieria Apostolica, 4 marzo 2016).

Fonte www.radiovaticana.va

venerdì 5 agosto 2016

Ti farò mia sposa per sempre

SECONDA LETTURA

Dal «Cantico spirituale» di san Giovanni della Croce,
sacerdote
(Red. A, str. 38)
Ti farò mia sposa per sempre

   L’anima unita e trasformata in Dio vive in Dio e per Dio, e riflette verso di lui lo stesso impulso vitale che egli le trasmette. È ciò che ha inteso dire, penso, san Paolo quando scrisse: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre» (Gal 4, 6), la qual cosa accade ai perfetti nella maniera suddetta.
   Non bisogna ritenere impossibile che nell’anima avvenga una cosa tanto sublime. Infatti quando Dio le fa la grazia di giungere ad essere deiforme e unita con la Santissima Trinità, essa diventa Dio per partecipazione. Allora si rende possibile nell’anima un’altra vita intellettiva, conoscitiva e caritativa, realizzata nella Trinità, in unione con la Trinità e simile a quella della stessa Trinità. Ciò tuttavia solo per comunicazione, perché è sempre Dio che opera tutto ciò che si verifica nell’anima. Come poi ciò avvenga, non si può sapere né si può esprimere. Si può solo dimostrare che il Figlio di Dio ci ottenne uno stato tanto sublime e ci meritò di poter essere figli di Dio e lo chiese al Padre dicendo: «Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato» (Gv 17, 24), vale a dire che per partecipazione compiano in noi la stessa opera che io compio per natura, cioè quella di spirare lo Spirito Santo. Disse anche: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me: perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me» (Gv 17, 20-23).
   Dio quindi ha comunicato loro lo stesso amore che al Figlio, e ciò non per natura come al Figlio, ma per unione e per trasformazione d’amore. Il Figlio chiede al Padre che gli eletti siano una cosa sola non come unica essenza e natura come lo sono il Padre e il Figlio, ma nel senso di un'unione d’amore, come il Padre e il Figlio vivono in unità di amore. Perciò le anime possiedono per partecipazione gli stessi beni che possiede Dio per natura. In forza di ciò esse sono veramente Dio per partecipazione, uguali a lui e sue compagne.
   Perciò san Pietro dice: «Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina» (2 Pt 1, 2-4).
   L’anima partecipa di Dio compiendo in compagnia di lui l’opera della Santissima Trinità, nel modo già descritto, in forza di quell’unione, che ora la lega solo imperfettamente all’Altissimo, ma nell’altra vita la vincolerà a lui in grado assoluto. Tuttavia l’anima, giunta a questo stato, esperimenta un godimento immenso e inesprimibile.
   O anime create per vette così alte e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Vorrete essere cieche dinanzi a tanta luce e sorde di fronte a richiami così autorevoli?

Fonte www.chiesacattolica.it

Dedicazione Basilica di Santa Maria Maggiore (Madonna della Neve) Seconda lettura Ufficio delle Letture odierno

Dall`«Omelia tenuta nel concilio di Efeso» da san Cirillo d`Alessandria, vescovo (Om. 4; PG 77, 991. 995-996)

Lode a Maria, Madre di Dio

Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei santi, che, invitati dalla borsa e sempre Vergine Madre di Dio, sono accorsi con prontezza. Perciò, quantunque oppresso da grave tristezza, tuttavia il vedere qui questi santi padri mi ha recato grande letizia. Ora si è adempiuta presso di noi quella dolce parola del salmista Davide: «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132, 1).
Ti salutiamo, perciò o santa mistica Trinità, che ci hai riuniti tutti in questa chiesa della santa Madre di Dio, Maria.
Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della retta dottrina, tempio indistruttibile, abitacolo di colui che non può essere circoscritto da nessun luogo, madre e vergine insieme per la quale nei santi vangeli è chiamato «Benedetto colui che viene nel nome de Signore!» (Mt 21, 9).
Salve, o tu che hai accolto nel tuo grembo vergine colui che è immenso e infinito. Per te la santa Trinità è glorificata e adorata. Per te la croce preziosa è celebrata e adorata in ogni angolo della terra. Per te i cieli esultano. Per te gli angeli e gli arcangeli si allietano. Per te i demoni sono messi in fuga. Per te il diavolo tentatore è precipitato dal cielo. Per te tutto il genere umano, schiavo dell`idolatria, è giunto alla conoscenza della verità. Per te i credenti arrivano alla grazia del santo battesimo. Per te viene l`olio della letizia. Per te sono state fondate le chiese in tutto l`universo. Per te le genti sono condotte alla penitenza.
E che dire di più? Per te l`unigenito Figlio di Dio risplende quale luce «a coloro che stanno nelle tenebre e nell`ombra della morte» (Lc 1, 79). Per te i profeti hanno vaticinato. Per te gli apostoli hanno predicato al mondo la salvezza. Per te i morti sono risuscitati. Per te i re regnano nel nome della santa Trinità.
E qual uomo potrebbe celebrare in modo adeguato Maria, degna di ogni lode? Ella è madre e vergine. O meraviglia! Questo miracolo mi porta allo stupore. Chi ha mai sentito che al costruttore sia stato proibito di abitare nel tempio, che egli stesso ha edificato? Chi può essere biasimato per il fatto che chiama la propria serva ad essergli madre?
Ecco dunque che ogni cosa è nella gioia. Possa toccare a noi di venerare e adorare la divina Unità, di tenere e servire l`individuale Trinità, celebrando con lodi la sempre Vergine Maria che è il santo tempio di Dio, e il suo Figlio e sposo senza macchia, poiché a lui va la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Fonte Ibreviary App

Beato Federico Janssoone

Federico nacque a Ghyvelde (Francia) il 19 novembre 1838. Rimasto orfano di padre a 10 anni, lavorò nel commercio fin dalla prima gioventù. A 26 anni entrò nel seminario francescano di Amiens dove fu ordinato sacerdote nel 1870.
Nel 1875 giunse in Palestina per servire la Custodia di Terra Santa, dove si distinse nell’organizzazione degli aiuti alla popolazione durante una gravissima carestia causata dalla siccità.
Lo si vide eccellere sia nell’impegno fisico che in quello intellettuale; fu guida di pellegrini, costruì con grande impegno personale la chiesa Santa Caterina in Betlemme e la chiesa di San Salvatore in Gerusalemme. Precisò lo Statu Quo effettivo delle diverse comunità con soddisfazione di tutti.
Nel 1878 eletto vicario della Custodia, diviene una specie di protettore dei poveri di Palestina, ed è inviato in Canada per organizzare la campagna di aiuti. L’impegno non gli fa mettere in secondo piano l’evangelizzazione: è un predicatore richiesto e apprezzato, pubblica libri, dirige periodici religiosi.
Quando muore in Canada il 4 agosto 1916, nasce spontaneo un movimento per portarlo sugli altari, come apostolo dei due mondi. Viene beatificato da san Giovanni Paolo II nel 1988.

Dalle lettere del beato Federico Janssoone, sacerdote

Mi abbandono totalmente nelle mani dei miei superiori
La grazia più bramata, che oso desiderare, è di diventare un santo! I due buoni fratelli che sono qui con me ed io, tutti e tre, abbiamo preso la risoluzione ieri sera, davanti al santo tabernacolo, di vivere qui nella nostra deliziosa solitudine del Commissariato come in una Tebaide, e di pregare con ardore, perché il buon Gesù diventi la felicità della vita religiosa; mortificazione interiore, presenza di Dio, dappertutto e in ogni tempo; aspirazione verso il cielo. Molti suffragi per i nostri cari defunti; ed una compassione senza riserva per le anime afflitte, i poveri malati che vengono da ogni parte, qui e al santuario del Capo (1894).
Il buon Dio mi conduce largamente per la via della tribolazione: sia mille volte benedetto […]. Mi abbandono totalmente nelle mani dei miei superiori. Vedo che il nemico di ogni bene lavora duramente per far fallire tutti i miei progetti. Preghiamo dunque, e preghiamo molto che il buon Dio si metta al fianco dei suoi veri servitori, e se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? (Rm 8, 31) (1883).
Si realizzi ancora ai nostri giorni la parola del divin Maestro, quando il fico sterile fu colpito dalla maledizione: E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete (Mt 21, 22). Molte persone domandano e non ottengono, perché domandano male; esse non domandano con fede e senza nessuna esitazione. Esse dimenticano questo avvertimento dello Spirito Santo, il quale assicura che colui che domanda a Dio con esitazione somiglia ai flutti del mare, che il vento agita e spinge di qua e di là, sotto l’impulso del suo soffio capriccioso (cfr. Gc 1, 6) […]. Mi sento al limite delle forze, per il poco che ho scritto, tanto è grande la mia debolezza: la povera natura soffre, ma con la grazia del buon Dio, sento nel mio cuore una grande gioia: sono pervaso di gioia in tutte le nostre tribolazioni (cfr. 2Cor 7, 4) (1882).
Ho stampato la Vita di nostro Signore per la diffusione della quale mi sento disposto, con l’aiuto di Dio, a camminare da una parrocchia all’altra, e se è necessario a consumare le mie gambe fino ai ginocchi, come Giovanna d’Arco, nostra sorellina in san Francesco, perché questa Vita è la parola stessa dei santi Vangeli, e perché questa parola divina porta dovunque con sé la benedizione del Cielo, a chiunque la riceve bene e la mette in pratica (cfr. Mt 7, 24-25) (1894).
La santa Vergine ci aiuterà. Nostra Signora del santissimo Rosario, pregate per noi! (1900).
Comprendo che dovete molto soffrire. Spero di andare al santuario del Capo, e lì vi raccomanderò, secondo il vostro desiderio, alla santissima Vergine: si ottengono tante grazie spirituali, soprattutto nel suo santuario benedetto! (1916, tre mesi prima della morte del Beato).

Fonte Ibreviary App

martedì 2 agosto 2016

Perdono di Assisi - Santa Maria degli Angeli della Porziuncola

Il serafico Padre Francesco, per il suo singolare amore verso la Beatissima Vergine, ebbe sempre particolare cura della chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Porziuncola. Qui egli prese stabile dimora con i suoi frati, qui diede inizio con santa Chiara all'Ordine delle Clarisse, qui concluse il corso della sua mirabile vita.
Per questa Cappella il santo Fondatore ottenne da papa Onorio III la storica indulgenza, che i Sommi Pontefici confermarono successivamente ed estesero a numerose altre chiese.
Per questi gloriosi ricordi l'Ordine serafico celebra con gioia la festa di Santa Maria degli Angeli.

INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.

Ant. Celebrando la gloria della Vergine Maria,
adoriamo Cristo, Sposo della Chiesa.

SALMO 94 - Invito a lodare Dio
Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest'oggi» (Eb 3,13)

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dei.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,*
il gregge che egli conduce. (Ant.)

Ascoltate oggi la sua voce: †
«Non indurite il cuore, *
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)

Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.)

Ant. Celebrando la gloria della Vergine Maria,
adoriamo Cristo, Sposo della Chiesa.

INNO

San Francesco in estasi
entra alla Porziuncola, la
piccola cappella
sacra a Maria degli Angeli.

Non c'è per lui nel mondo
asilo più diletto,
qui gli anni suoi trascorre, di
qui fa al ciel ritorno.

Qui da Maria ispirato i
tre Ordini fonda,
accoglie i primi figli
e a Dio Chiara consacra.

All'ombra del sacello
schiere di frati aduna,
che poi manda nel mondo per
conquistarlo a Cristo.

Maria, la tua tutela ci
liberi dal male, ed
assicuri al cielo chi
canta le tue lodi.

A te, Gesù, sia gloria,
nato da Vergin Madre,
col Padre e con lo Spirito nei
secoli eterni. Amen.

1 ant. Maria ha ottenuto benedizione dal Signore,
ha trovato grazia presso Dio, suo Salvatore.

SALMO 23 

Del Signore è la terra e quanto contiene, *
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari, *
e sui fiumi l'ha stabilita.

Chi salirà il monte del Signore, *
chi starà nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro, †
chi non pronunzia menzogna, *
chi non giura a danno del suo prossimo.

Egli otterrà benedizione dal Signore, *
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, *
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? †
Il Signore forte e potente, *
il Signore potente in battaglia.

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? *
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

1 ant. Maria ha ottenuto benedizione dal Signore,
ha trovato grazia presso Dio, suo Salvatore.

2 ant. Un fiume e i suoi ruscelli
rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.

SALMO 45  

Dio è per noi rifugio e forza, *
aiuto sempre vicino nelle angosce.

Perciò non temiamo se trema la terra, *
se crollano i monti nel fondo del mare.
Fremano, si gonfino le sue acque, *
tremino i monti per i suoi flutti.

Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, *
la santa dimora dell'Altissimo.

Dio sta in essa: non potrà vacillare; *
la soccorrerà Dio, prima del mattino.
Fremettero le genti, i regni si scossero; *
egli tuonò, si sgretolò la terra.

Il Signore degli eserciti è con noi, *
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

Venite, vedete le opere del Signore, *
egli ha fatto portenti sulla terra.

Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, †
romperà gli archi e spezzerà le lance, *
brucerà con il fuoco gli scudi.

Fermatevi e sappiate che io sono Dio, *
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
Il Signore degli eserciti è con noi, *
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

2 ant. Un fiume e i suoi ruscelli
rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.

3 ant. Di te si dicono cose stupende, o
Vergine Maria:
il Signore ha posto la tua dimora sui
monti santi.

SALMO 86  

Le sue fondamenta sono sui monti santi; †
il Signore ama le porte di Sion *
più di tutte le dimore di Giacobbe.

Di te si dicono cose stupende, *
città di Dio.

Ricorderò Raab e Babilonia
fra quelli che mi conoscono; †
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: *
tutti là sono nati.

Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato in essa *
e l'Altissimo la tiene salda».

Il Signore scriverà nel libro dei popoli: *
«Là costui è nato».
E danzando canteranno: *
«Sono in te tutte le mie sorgenti».

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

3 ant. Di te si dicono cose stupende, o
Vergine Maria:
il Signore ha posto la tua dimora sui
monti santi.

V. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d'Israele.
R. Tu splendido onore della nostra gente.

PRIMA LETTURA

Dal libro del Siracide 24,17-21.28-32

Chi ascolta la sapienza non avrà da arrossire
Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore e della scienza e della santa speranza. In me vi è ogni grazia della via e della verità, in me è ogni speranza della vita e della virtù.
Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, e la mia eredità è più dolce del favo di miele. Il mio ricordo vivrà nei secoli, per sempre.
Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà. Coloro che mi faranno conoscere, avranno la vita eterna.
Io sono come un canale derivante da un fiume, e come un corso di acqua sono uscita verso un giardino. Ho detto: «Innaffierò il mio giardino e irrigherò la mia aiuola». Ed ecco il mio canale è diventato un fiume, il mio fiume è diventato un mare.
Farò ancora splendere la mia dottrina come l'aurora, la farò brillare molto lontano. Penetrerò in tutte le parti inferiori della terra, getterò lo sguardo su tutti i dormienti, e illuminerò tutti quelli che sperano nel Signore.
Riverserò ancora la dottrina come una profezia, la lascerò per le generazioni future, per quanti cercano la sapienza, e non cesserò mai d'annunziarla.

RESPONSORIO Sir 24,15-16
R. Mi sono stabilita in Sion, nella città amata il Signore mi ha fatto abitare, * ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso.
V. Nella porzione del Signore, sua eredità,
R. ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso.

SECONDA LETTURA

Dagli scritti di Fra Tommaso da Celano
(Le due Vite, Ed. A. Signorelli, Roma 1954,L. Macali o.f.m.conv., pp. 207-208; 137)

Questo luogo è veramente santo e abitato da Dio
I1 servo di Dio Francesco, di statura piccola, di mente umile, di professione minore, nel tempo che visse quaggiù, per sé e per la sua fraternità scelse una particella di mondo, per il solo fatto che non gli fu assolutamente possibile servire Cristo altrimenti, che avendo qualche cosa dal mondo.
E non senza una rivelazione e predisposizione divina, già in antico, fu chiamato Porziuncola quel luogo che doveva toccare in sorte a coloro che desideravano di non avere nulla di proprio in questo mondo.
Vi sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Madre, la quale per la sua singolare umiltà meritò di essere elevata, dopo il Figlio, alla dignità di capo di tutti gli eletti.
In essa ebbe inizio l'Ordine dei Minori, e come sopra un saldo fondamento, crebbe e si moltiplicò il loro nobile edificio. Il Santo amava questo luogo più di ogni altro, comandò ai frati di venerarlo con rispetto speciale e volle che lo custodissero sempre come specchio di vita religiosa, in umiltà e altissima povertà, riservandone però la proprietà agli altri, e ritenendone per sé e per i suoi soltanto l'uso.

Vi si osservava una rigidissima disciplina in tutto, nel silenzio e nel lavoro e in tutte le altre prescrizioni della regola. Senza tregua, giorno e notte, la fraternità dei Minori di quel luogo era occupata nel lodare Dio e, tutti soffusi di una mirabile fragranza, vi conducevano una vita veramente angelica.
Frate Francesco infatti, pur sapendo che il regno del cielo si può raggiungere ovunque e che la grazia divina non trova difficoltà a scendere sugli eletti ovunque si trovino, tuttavia si era accorto per propria esperienza che il luogo della chiesa di S. Maria della Porziuncola godeva di una maggiore abbondanza di grazia, ed era frequentemente visitato da spiriti celesti.
Spesso quindi diceva ai frati: «Guardatevi, figli, dall'abbandonare mai questo luogo. Se ve ne cacciassero fuori da una parte, rientratevi dall'altra. Questo luogo infatti è veramente santo e abitato da Dio. Qui il Signore moltiplicò il nostro piccolo numero; qui illuminò i cuori dei suoi poveri con la luce della sua divina sapienza; qui accese le nostre volontà con il fuoco del suo amore; qui, chi avrà pregato con devozione, otterrà quello che chiederà, e chi mancherà sarà punito più gravemente. Perciò, figli, ritenete degno di ogni onore il luogo della dimora di Dio, e con tutto il trasporto del vostro cuore rendete in esso lode al Signore».

RESPONSORIO
R. Porta del cielo e stella del mare, Vergine Maria, * rendici accetti al tuo Figlio.
V. Sorgente di misericordia, madre della grazia, speranza del mondo, esaudisci coloro che invocano il tuo aiuto.
R. Rendici accetti al tuo Figlio.

Inno  TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

[*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

[*] Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.

ORAZIONE
Guarda, Signore, il tuo popolo riunito nel ricordo della beata Vergine Maria, Regina degli Angeli, e fa' che per sua intercessione possa partecipare alla pienezza della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Amen.

Fonte Ibreviary App