Testo della predicazione a cura del pastore Peter Ciaccio, tenuta sabato 9 luglio 2016 in occasione del culto di benedizione del patto d’amore tra Giovanni Bonanno e Roberto Sucameli.
L’amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene. Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente. Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.
Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono. Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. [Romani 12, 9-18.21]
In verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. [Matteo 18, 19-20]
Caro Giovanni, caro Roberto, è passato poco più di un anno da quando siete venuti a trovarmi per chiedermi informazioni riguardo un percorso nella chiesa valdese ed eccoci qui. In realtà non siete voi venuti a fare un percorso da noi, ma sono i nostri percorsi di vita che si sono incrociati. Come un giorno le vostre strade si sono incrociate per proseguire insieme, così le nostre strade si sono incrociate.
La nostra chiesa ha una lunga storia di persecuzione. La sofferenza subita dai nostri antenati ci ha resi attenti alle ingiustizie subite da altri. Avremmo potuto avvitarci su noi stessi, chiuderci, pensare prima alle nostre ferite. Ma questo avrebbe significato una vittoria del male, quel male che ha perseguitato i valdesi “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”.
Non è molto diversa la storia delle discriminazioni, persecuzioni e molestie subite dalle donne e uomini omosessuali. Anche qui, quando si è attaccati dal male, ci si può chiudere in se stessi, ci si può nascondere, si può pensare di reagire con la stessa violenza. E invece, il fatto che le nostre strade si stiano incontrate significa che state, stiamo vincendo il male con il bene.
Cos’è il male? Non vorrei entrare nel metafisico: mi limito pertanto a dire che è male quel che fa male, che è inspiegabilmente crudele, che porta all’infelicità, che distrugge la capacità di una persona o di una comunità di sognare. Cos’è allora il bene? Su questo il testo che abbiamo letto è più esplicito: affetto reciproco, zelo, cura del prossimo, ospitalità, empatia con chi è allegro e con chi è triste, umiltà, impegno, animo pacifico.
Ma vorrei soffermarmi su un punto di tutti questi: “L’amore sia senza ipocrisia”. Va detto, a scanso di equivoci, che qui non s’intende l’amore sessuale, ma l’amore fraterno. Detto questo, però, c’è un richiamo all’autenticità e alla verità in ogni relazione, che non possiamo ignorare. Dalla parte del bene c’è l’autenticità e la verità. Ecco, quello che cerchiamo di fare oggi è un atto di autenticità e di verità.
Giovanni e Roberto hanno scelto di vivere insieme in un patto d’amore. Noi qui pensiamo che vada bene. Siamo d’accordo e vogliamo dirlo. Giovanni e Roberto hanno scelto di promettersi amore, rispetto e cura reciproca qui, in questo luogo. Avrebbero potuto farlo altrove, ma quando ci siamo incontrati la prima volta la legge era ancora molto indietro e, anche adesso, nonostante dei piccoli passi avanti, è ancora indietro. In che senso è indietro? Nel senso che non è senza ipocrisia. Non voglio elencare le cose che non vanno, anche perché sarebbero più oggetto di un convegno o di un comizio che di un sermone. Il punto è che se l’amore deve essere senza ipocrisia, Giovanni e Roberto hanno scelto di venire qui.
Per carità, nessuno è libero dall’ipocrisia e non mi vanterò certo per la chiesa valdese di non essere ipocrita. Quello che voglio dire è che ci proviamo, ci stiamo provando. Stiamo provando a fare i conti con le sovrastrutture culturali in cui siamo cresciuti, stiamo provando a fare i conti con gli errori delle chiese — perché non basta chiedere scusa se non sei disposto a cambiare intimamente —, stiamo provando e sappiamo che, con l’aiuto di Dio, riusciremo nell’intento di essere più giusti, più autentici, più aderenti alla volontà di Dio. E la volontà di Dio implica l’accoglienza e non l’esclusione, implica l’autenticità e non l’ipocrisia, implica l’amore e non l’odio.
“Benedite e non maledite”. Ecco, noi oggi benediciamo questa coppia, questa famiglia. E invochiamo su di loro la benedizione di Dio. La benedizione di Dio non è un bollino, non è un certificato, un salvacondotto o una raccomandazione, sia chiaro. La benedizione di Dio significa che Dio vi accompagnerà, come ha fatto finora con ognuno di noi. Significa che della vostra gioia Dio gioirà e che, quando ci saranno momenti tristi e dolorosi, Dio si abbasserà al vostro livello per asciugare le vostre lacrime e per rialzarvi.
La benedizione di Dio non significa che per la società state a posto. Ecco perché, da un punto di vista politico, la vostra lotta non è conclusa. La benedizione di Dio non annulla le discriminazioni degli esseri umani, ma può darvi la forza di andare avanti a testa alta.
Qualcuno potrebbe obiettare, però: «Siete sicuri che Dio benedice il patto d’amore tra Giovanni e Roberto?» E qui mi collego al secondo testo che abbiamo letto, quello del Vangelo di Matteo. «Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli», promette Gesù. In questa promessa ravvedo una sfida: avete il coraggio di dire quello che ritenete giusto? Nel caso specifico, oggi avete il coraggio di dire a Giovanni e Roberto che il loro patto è benedetto?
Questa è dunque la preghiera che noi oggi rivolgiamo a Dio. Oggi siamo riuniti nel suo nome e oggi noi chiediamo di benedire questa unione. Siamo certi che Dio ascolti la nostra preghiera? Certo, con umiltà, con timore e tremore, ma siamo certi: Dio ci ascolta e il fatto che siete qui significa che già ci ha esaudito.
Noi oggi benediciamo e confidiamo che questa sia una testimonianza di come vincere il male con il bene.
Caro Roberto, caro Giovanni, noi ringraziamo Dio per aver fatto incrociare le nostre strade. Prima di concludere vorrei ricordare che Dio si serve di testimoni e vorrei ricordare il testimone che oggi non è purtroppo tra noi, che ha lavorato tanto affinché questo momento potesse accadere: Nicola D’Ippolito. A lui sarebbe piaciuto essere qui oggi. E in qualche maniera c’è.
Roberto e Giovanni, il Signore vi accompagnerà in questo percorso di vita comune che avete scelto. E oggi vi rende testimoni del suo infinito amore per ogni essere umano. Qualunque cosa si dica di voi, Egli vi ama. Questo è quello che conta e sul suo amore per voi potrete fondare il vostro amore. Amen